mercoledì 3 aprile 2013

Musée Wiertz, che sorpresa..


Museum Wiertz


Passo attraverso un cancello e si apre davanti a me un piccolo passaggio fino alla porta bianca. Il museo non è molto grande: giusto un corridoio e una grande sala, ma bellissimo e sopratutto gratis (quindi tanto vale provare, no?).

A. Wiertz, la lutte humerique

Il primo impatto è sconvolgente: ne "La lutte humerique" ritrovo la forza del periodo nero di Goya mentre la potenza dei muscoli tesi del cavallo mi ricorda gli schizzi di Leonardo  per la Battaglia di Anghiari.
Leonardo, Battaglia di Anghiari

Goya, Saturno divora i suoi figli














A. Wiertz, Une grand de la terre


Alle mie spalle "Un grand de la terre", in tutta la sua imponenza e maestosità.
Ai piedi del gigante, un avvilupparsi crudele di corpi ammassati. Tra di essi, gli ultimi segni di resistenza: una mano che si aggrappa con tutte le energie al piede del gigante. Dietro il piede c'è un uomo dal volto terrorizzato che cerca di fuggire, ma la mano imperiosa  già scende lentamente su di lui, alle sue spalle.

Quanta ferocia in questa postura contorta, nei muscoli tesi della gamba e nel ghigno brutale della bocca, con cui trattiene un uomo per la gamba sanguinante.
La luce bianca che si diffonde dal fondo rende ancora più tragico l'intreccio disordinato e caotico degli avvenimenti, al confronto con la sua purezza.
Un solo eroe è presente, a lato, con il suo mantello rosso e pronto a sfoderare la spada. Non ha paura, lo sguardo è fermo..è pronto a battersi.




A. Wiertz, Triptychon


Nel trittico con la pietà centrale, Wiertz dimostra di avere compreso e metabolizzato anche la grazia di Raffaello e alcune sfumature del Manierismo. 
La Madonna con la mano sinistra sfiora il braccio ormai freddo del figlio, mentre avvicina il suo volto a quello del Cristo. Quanta dolcezza nel suo volto materno e in quel gesto! Nulla attorno le interessa o la distrae.. è il momento del suo ultimo saluto al figlio.




Se nelle tele di piccolo formato dimostra la sua bravura nel rendere la grazia e la dolcezza, è nelle sue tragiche e imponenti tele che riesce davvero a stupire. La sua è una potenza romantica, degna della IX sinfonia di Beethoven.

A. Wiertz, Le triomphe du Christ

In questo trionfo riconosco ancora una volta la lezione italiana: il dito proteso dell'arcangelo, riecheggia chiaramente il dito di Dio nella Creazione di Adamo di Michelangelo. All'estrema sinistra, la figura a testa in giù mi ricorda invece la pelle in cui Michelangelo celò il suo autoritratto nel Giudizio universale (il che è plausibile, visto che ha vissuto a Roma per qualche anno).
La mela che precipita verso il basso (sulla sinistra) richiama al peccato originale e cade velocemente come le anime dei peccatori sono cadute nel peccato. Al centro, in alto: Cristo. Luminoso, si erige crocifisso in memoria del suo sacrificio.

A. Wiertz, L'enfant brulé


In questa tela il corpicino paffuto del bambino, ancora dolcissimo seppur già cianotico, è completamente abbandonato alla presa della madre. Lei cerca di intervenire il prima possibile, la presa è rapida e il volto è deformato dal terrore. Anche qui, non posso fare a meno di ripensare a un grande pittore italiano: Caravaggio. Il volto della madre ha la stessa espressione della Testa di Medusa.




Il museo è aperto dal martedì al venerdì, dalle 10h alle 12h e dalle 13h alle 17h.
Ingresso gratuito. 
Per maggiori informazioni vi rimando al link del Musée Wiertz.

 

lunedì 25 marzo 2013

The obsession of the demiurge: Neu Rauch



Eccomi qua, finalmente di ritorno e in diretta dal Belgio, per parlarvi della mostra dedicata a Neo Rauch al BOZAR di Bruxelles.

Der Vorhang


La mostra ripercorre la carriera dell'artista a partire dal 1993 al 2012,e in ordine cronologico, tuttavia anacronisticament a partire dalle ultime opere per poi risalire alle prime.

Devo ammettere che a un primo sguardo, le sue opere lasciano straniti: un sapore forte di realismo socialista, si fonde con fantasie surrealiste, paesaggi immobili ed eterni alla De Chirico e immagini che ricordano il fumetto.

martedì 29 gennaio 2013

Eclissi di mente. Non voglio mica la luna..o forse si.



Come sempre, i miei post nascono da qualcosa che mi colpisce.. Oggi devo ringraziare Daniele Spina e i suoi fumetti su filosofiablog.

Se nell'eclissi un corpo si posiziona tra una sorgente di luce e un altro corpo, nell'eclissi di mente la luna oscura l'intelletto agente.

Ma se non fosse la luna a creare questo muro invisibile e pieno tra noi e il nostro intelletto?


Se fosse un pensiero a collocarsi fra noi e la realtà, in una sorta di foschia emotiva, avvolgendoci e allontanando qualsiasi interferenza.. come in apnea, come in questa foto di Susanna Majuri. I suoi soggetti femminili, tra abbracci e movimenti danzanti, interagiscono in quest’atmosfera fluttuando nell’acqua, unico elemento che dona consistenza e concretezza agli scatti e ci riporta alla realtà.

Susanna Majuri

Durante l'eclissi, una sorta di cortocircuito interno mette fuori uso la nostra lucidità, ci rapisce in un tempo sospeso, come per questa donna dipinta da Jack Vettriano.

Jack Vettriano




Ci vuole forza per guardare diretti in volto la doppia faccia dell'eclissi: meraviglia e paura.


Si può avere paura infatti. Molti popoli ne temevano l'ombra: come fosse la morte del sole, tentavano di scacciarla.
Un'ombra è qualcosa di incomprensibile, di inafferrabile e imprevedibile..



A. Kokocinski



Serve comunque un certo equilibrio; l'eclissi avviene solo quando tramite un allineamento perfetto tra i corpi. Così nell'eclissi di mente ci vuole equilibrio, una sorta di allineamento tra noi, il nostro pensiero, le nostre emozioni e il mondo esterno.. 
Per non essere sopraffatti e inghiottiti dall'oblio.
Come il corpo avvolto nell'oscurità dipinto da Kokocinski, "mia perduta freschezza".




La natura grandiosa dell'eclissi porta turbamento, ma anche desiderio di guardare, di riallinearsi come quei corpi e indagare dentro di sé. Essa infatti è simbolo di transizione luce-buio-luce, di fasi. Porta alla sospensione del tempo, fino all'esplosione di una nuova luce.. come in questa meravigliosa scultura di Paige Bradley.
Vorrei commentare l'emozione di quest'opera per me, ma lascio l'onore alle parole dell'autrice.

Expansion, Paige Bradley




From the moment we are born,
the world tends to have a
container already built for us
to fit inside: A social security
number, a gender, a race,
a profession or an I.Q. I ponder
if we are more defined by the
container we are in, rather than
what we are inside. Would we
recognize ourselves if we could
expand beyond our bodies? 
Would we still be able to exist
if we were authentically
'un-contained'?







Dietro alla paura dell'ombra, si cela infatti il ritorno della luce. E così l'eclissi di mente può significare anche il momento in cui ci si abbandona a qualcuno, come le pagine intime di una confessione che svela le ombre.
Paura e sollievo, sincerità e coraggio, intimità..
Bacio, E. Munch



La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici
dalle parodie del destino.
Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento...
da Canto alla luna di A. Merini







Non voglio mica la luna.....o forse si.

I want! I want!, William Blake.

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