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lunedì 20 ottobre 2014

ESCHER - ROMA


Escher, Relatività (1953)



“Avevo percorso un labirinto, ma la nitida Città degl’Immortali m’impaurì e ripugnò. […] Nel palazzo che imperfettamente esplorai, l’architettura mancava di ogni fine. Abbondavano il corridoio senza sbocco, l’alta finestra irraggiungibile, la vistosa porta che s’apriva su una cella o su un pozzo, le incredibili scale rovesciate, coi gradini e la balaustra all’ingiù. Altre aereamente aderenti al fianco d’un muro monumentale, morivano senza giungere ad alcun luogo, dopo due o tre giri, nelle tenebre superiori delle cupole”.
 Borges, da L’immortale, racconto che apre L’aleph.



Prosegue a Roma, presso il meraviglioso Chiostro del Bramante, la mostra antologica dedicata a Maurits Cornelis Escher
Escher, mano con sfera riflettente

In Mano con sfera riflettente Escher compone quello che percepisce direttamente, vale a dire la sua mano, e quello che la sua vista non raggiungerebbe senza l'ausilio della sfera, vale a dire se stesso nella stanza deformata e ampliata: due mondi sono presenti contemporaneamente mentre la superficie sferica viene a coincidere con l'ambiente circostante innescando, all'interno della litografia, una dialettica tra ciò che sembra "reale" e ciò che invece non lo è poiché è un riflesso. La descrizione in terza persona che l'autore ci offre del suo autoritratto è a questo proposito significativa: "Sulla mano del disegnatore c'è una sfera riflettente. In questo specchio egli vede un'immagine molto più completa dell'ambiente circostante, di quella che avrebbe attraverso una visione diretta. Lo spazio totale che lo circonda - le quattro pareti, il pavimento e il soffitto della sua camera - viene infatti rappresentato, anche se distorto e compresso, in questo piccolo disco. La sua testa, o più precisamente, il punto fra i suoi occhi, si trova nel centro. In qualsiasi direzione si giri, egli rimane il punto centrale. L'ego è invariabilmente il centro del suo mondo" (M.C.Escher, Grafica e disegni, cit., p. 13). L'espediente di utilizzare una superficie riflettente non era certo nuovo al mondo dell'arte, basti pensare all'autoritratto di Parmigianino. 

Parmigianino, Autoritratto 1524








Escher, Belvedere (1958)











Nel 1958 Escher realizza la sua prima litografia dedicata alle costruzioni impossibili: BelvedereUn ragazzo ha in mano un cubo impossibile e osserva perplesso questo oggetto assurdo. Pur avendo in mano gli elementi che gli permettono di notare che qualcosa non va, pare non accorgersi del fatto che l'intero Belvedere è progettato su quella stessa struttura. Escher nel suo primo libro scrive a proposito di quest'opera: "in basso a sinistra giace un pezzo di carta su cui sono disegnati gli spigoli di un cubo. Due piccoli cerchi marcano le posizioni ove gli spigoli si intersecano. Quale spigolo è verso di noi e quale sullo sfondo? E' un mondo tridimensionale allo stesso tempo vicino e lontano, è una cosa impossibile e quindi non può essere illustrato. Tuttavia è del tutto possibile disegnare un oggetto che ci mostra una diversa realtà quando lo guardiamo dal di sopra o dal di sotto". Il cubo di cui parla Escher è noto con il nome di cubo di Necker.

La scala che porta al secondo piano dell'edificio inoltre è contemporaneamente all'interno e all'esterno di esso, cioè si tratta di una scala impossibile.

"siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?" 

Escher, Cielo e acqua, 1938

In Cielo e acqua sfrutta pieni e vuoti. Il rombo è costruito su figure ambigue: anatre nere che, con una rapida inversione interpretativa all'altezza della linea mediana, si alternano a quattro pesci bianchi stilizzati. Le figure vanno definendosi sempre più salendo agli estremi del rombo.


Tassellazioni, poliedri, forma e logica dello spazio, autoreferenzialità. Sono questi i cardini dell’arte matematica di Escher che hanno ispirato scienziati e artisti successivi.
In tutte le opere non vi è tuttavia solo la fredda logica delle scienze esatte, ma mondi naturali con panorami, scorci, piante ed animali reali od immaginari intervengono ad arricchire i suoi lavori in un’ottica straordinariamente globale. Bellissime ad esempio le formiche che camminano sul Nastro di Möbius ma anche gli insetti che diventano tasselli per riempire una figura piana  sul foglio e poi “volare via” in una terza dimensione impossibile.
Escher,  Nastro di Möbius II (Formiche rosse)

Escher, Metamorphosis (dettaglio)















"Solo coloro che tentano l'assurdo raggiungeranno l'impossibile."



ESCHER
a cura di Marco Bussagli

20 Settembre 2014 – 22 Febbraio 2015
Roma, Chiostro del Bramante

ORARIO APERTURA
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)

INFO | T (+39) 06 916 508 451

LUNEDI' UNIVERSITARIO
Ingresso in mostra a € 5,00 (anzichè € 13,00) per tutti gli studenti universitari
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