lunedì 24 novembre 2014

L'ARTE DEL FUMO E IL FUMO NELL'ARTE (pt 1)



Dopo la visione tanto attesa del film Coffee and cigarettes, il post sul fumo nell'arte è venuto spontaneo.


L’arte pittorica comincia ad interessarsi al fumo di tabacco dopo la scoperta dell’America (1492) quando iniziò, seppur tra alterne vicende, la sua irresistibile ascesa nella società occidentale del Vecchio Mondo. Le immagini di fumatori risalenti a quel periodo ritraggono per lo più vita domestica, occupazioni quotidiane oppure feste contadine, di solito completamente ubriachi, circondati da figure persino deformi. L’associazione fumo-miseria divenne automatica. Come in questo quadro di Hals, dove con rapide pennellate è reso un ambiente goliardico e probabilmente vizioso.

Adrian Brouwer, Fumatore, (1608-1638)

Frans Hals, Ragazzo con pipe donna che ride (1623-25) 





















Con la seconda metà del Settecento, invece, l’atto del fumare tabacco viene lentamente associato alla figura dell’eroe borghese e, contemporaneamente, alle figure di molti antieroi.

Elevazione e decadenza: chi fuma è l’artista, l’eroe, l’adulto che segnala, esibendo il sigaro la sigaretta la pipa, una distinzione sociale, morale o intellettuale. La figura del fumatore subisce, così, un’operazione di sublimazione: essa è trasfigurata, ingigantita, mitizzata.

Nella seconda metà dell’Ottocento, la pratica del fumo costituisce un elemento distintivo dell’immagine che l’artista decadente intende dare di sé. Pagine memorabili lo ritraggono nell’atto di consumare del tabacco, di pregiatissima provenienza, e di utilizzare per questo una serie di accessori, preziosi ed eleganti, che sottolineano una ricercatezza non fine a se stessa, esteriore e materiale, ma indicativa di una superiorità spirituale. Si tratta di una forma di auto-rappresentazione mediante la quale il dandy ribadisce la sua diversità rispetto alla società borghese massificata e alienata che ha posto al centro il capitale e ai margini l’arte, privata della sua aura sacrale e ridotta a merce di consumo. Fumare, lo si legge nel sonetto baudelairiano dedicato alla pipa, ha il potere incantatorio e fascinoso di alleviare il dolore: l’anima è come ammaliata dalla avviluppante «rete mobile e cilestrina» delle spiraliformi esalazioni del tabacco «in fiamme».


E. Manet, Ritratto di Mallarmé con Sigaro, (1876)




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"Tutta l’anima è riassunta
quando lenta l’espiriamo
in tanti anelli di fumo
aboliti in altri anelli"
 Stéphane Mallarmé, Hommage, 1895
 



All’incanto però subentra il disincanto quando matura una consapevolezza nuova, lucida e amara: i miti si infrangono quando lo specchio rimanda l’immagine crudele di un morbo insidioso che proietta la sua ombra di morte, metafora perenne dello scorrere del tempo e della fugacità della vita. In questi istanti l’uomo può avvertire, nel suo sentirsi fragile e precario, il desiderio di rinascere.

Van Gogh, Teschio con sigaretta accesa, (1885/6)



..e se il fumo non fosse solo l'oggetto del quadro, ma materia pittorica per il quadro stesso?


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