giovedì 28 giugno 2012

I funerali dell'anarchico Pinelli


Nella Sala delle 8 Colonne è in mostra il Funerale dell'anarchico Pinelli, ad opera di Enrico Baj. L'installazione è visibile gratuitamente nella sala anche detta delle Cariatidi, a Palazzo Reale a Milano, dal 21 giugno al 2 settembre 2012.

L'allestimento, avvenuto sotto la supervisione di Giorgio Marconi, riporta l'opera alla sua destinazione originale dove nel 1972 doveva essere esposta seppur, per "motivi tecnici", ciò non avvenne.
Tra il rame della ruggine e le poche statue delle Cariatidi sopravvissute ai bombardamenti della guerra, la sala si carica di pathos e tensione. La stanza è semibuia, umida e scrostata. L'impressione è quella di essere accolti in un limbo senza tempo. Le cariatidi, illuminate dal basso, sorvegliano l'opera come spiriti eterni e gli specchi, che si alternano ad esse, dilatano lo spazio aiutando a perdere la concezione del "qui e ora".
In fondo alla sala, come un'epifania, la grande opera illuminata.


I corpi sono realizzati con materiali poveri: corde, cinture di cuoio, bottoni, ingranaggi, lacrime pesanti come sassi. Una figlia si copre il volto per non vedere, l'altra tende le braccia per salvarlo, mentre la moglie Licia sembra essere fuggita dalla Guernica di Picasso per piangere con strazio l'addio al suo amato.



Pinelli non è staccato dal pannello di fondo per stare davanti insieme alle donne della sua famiglia, ma si trova al centro simbolico e fisico della scena retrostante. Grida talmente forte che la faccia si sdoppia, deformata dall’aria che riempie il palato.
Una serie infinita di mani giunge dall'altro, ma non è certo la mano della Provvidenza.
Eppure l'opera di Baj non offre risposte sul passato.

La notte successiva alla strage di Piazza Fontana la polizia fermò 84 sospetti, tra cui Pinelli, che venivano rilasciati man mano che il loro alibi veniva verificato. Tre giorni dopo, il 15 dicembre, Pinelli si trovava nel palazzo della questura, sottoposto ad interrogatorio da parte di Antonino Allegra e del commissario Luigi Calabresi, oltre che tre sottufficiali della polizia in forza all'Ufficio Politico, un agente, ed un ufficiale dei carabinieri, quando dalla finestra dell'ufficio dove stava avvenendo l'interrogatorio precipitò dal quarto piano in un’aiuola della questura. Fu portato all'ospedale Fatebenefratelli, ma ci arrivò già morto.

Per i più curiosi su questo oscuro momento della storia italiana, consiglio quanto meno il film  Romanzo di una strage, con la regia di Mario Tullio Giordana.


mercoledì 27 giugno 2012

Nella stretta di un abbraccio


Quante emozioni possono celarsi dietro un abbraccio..
L'abbraccio è la dimostrazione d'affetto più pura che si possa donare: è un ciclo energetico che fluisce da chi lo dona a chi lo riceve e, a differenza dei baci, non può essere rubato. Un abbraccio può celare tante parole, tante emozioni, ed è diverso per intensità e sincerità.



C'è l'abbraccio come sostegno, una forza che raddoppia, passando di mano in mano, da braccio a braccio, da corpo a corpo. Il tempo perde senso e la solitudine si fa vicinanza. Il corpo si alleggerisce e si placa nel calore del contatto.








L'abbraccio come abbandono, in cui si cede completamente all'altro, come in questa stretta fra Eros e Psiche. La testa reclinata, pesante di lei, completamente lasciata andare tra le mani di Eros..






C'è il vellutato abbraccio materno, la dolcezza con cui la madre culla il bambino. Un abbraccio che è al contempo carezza e calore, nella semplice serenità di un rapporto imprescindibile. Nell'abbraccio il bambino riconosce il battito cardiaco della madre e il suo profumo, in cui addormentarsi spensieratamente.


Ma anche l'abbraccio materno violento, spaventato, di una madre che cerca di salvare il proprio figlio con tutte le sue forze.


C'è l'abbraccio intenso che porta all'abisso, come in questa scultura di Pietro Canonica. Le mani di lei serrate sulla schiena di lui trasmettono tutta la forza di un sentimento incontenibile.
Un abbraccio travolgente, quello della passione. I lunghi capelli di lei accarezzano la schiena dell'amato, come a proseguire quella presa stretta e al contempo dolce, rendendo questa unione ancora più avvolgente. La circolarità del gesto dell'abbraccio è inoltre enfatizzata dalle pieghe delle vesti, in un vortice travolgente che carica ancora di più la composizione.






Eppure in Canonica, gli amanti non si guardano negli occhi, ma sono guancia a guancia, ancora presenti e protesi verso il mondo.

C'è invece l'abbraccio fatale, quello che porta all'oblio. L'abbraccio in cui due anime si perdono, come in quest'opera di Renata Domagalska, dove il mondo è escluso alla percezione delle emozioni provate dai due. Un abbraccio che brucia la pelle, che inghiotte, consuma, ma di cui non puoi fare a meno.




C'è l'abbraccio di due anime: quando anche la pelle cade e le anime possono innalzarsi, fuse in un unico pensiero, in un unico battito, in un unico respiro.







Infine, c'è l'abbraccio della morte: un istante silenzioso ma decisivo..






[...]
E sognerai
che non occorre affatto respirare,
che il silenzio senza respiro
è una musica passabile,
sei piccolo come una scintilla
e ti spegni al ritmo di quella.


Una morte solo così. Hai sentito
più dolore tenendo in mano una rosa
e provato maggior sgomento
per un petalo sul pavimento.


Un mondo solo così. Solo così
vivere. E morire solo quel tanto.
E tutto il resto eccolo qui - 
è come Bach suonato sul bicchiere
per un istante.


W.Szymborska

venerdì 15 giugno 2012

Tiziano restaurato in mostra ad Alba




Scopro oggi su Storie dell'Arte, l'articolo su Tiziano restaurato in mostra ad Alba.

Si tratta del magnifico notturno del Martirio di San Lorenzo.

Il quadro, il cui restauro è stato interamente finanziato da Banca d'Alba, rimarrà esposto presso la sede di Alba sino a fine anno. 

Gli orari in cui è possibile visitarlo, con ingresso libero, sono i seguenti: 

lunedì, giovedì e venerdì dalle 15 alle 18,30; 
sabato e domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 19.

Ai più curiosi e interessati consiglio di scaricare il pdf della pubblicazione realizzata per l'occasione, nel quale troverete tutti i dettagli e alcuni splendidi particolari dell'opera.

lunedì 11 giugno 2012

Esref Armagan e la visione tattile


A volte uno sguardo parla, un profumo si assapora...e a volte una mano vede.
Mani e dita per percepire e vedere la realtà, per poi raffigurarla.




Questo è Esref Armagan, pittore turco: cieco sin dalla nascita, eppure dipinge attraverso il suo particolare modo di trasferire l'anima sulla punta delle dita per poi passarla al foglio, accarezzandolo coi colori.


Disegna con le mani e adopera soprattutto colori ad olio. Ha iniziato per gioco, da bambino, incidendo con un chiodo degli scatoloni che gli portava il padre al ritorno dal lavoro. Provando e giocando, ha elaborato un sistema per poter imparare cosa sono i colori, classificandoli e ordinandoli in modo che per lui fosse possibile usarli nel modo voluto, stenderli e ottenere un risultato verosimile rispetto alla realtà che lui percepiva sempre attraverso le mani e le dita.


Per cominciare, utilizza una stilo Braille con cui traccia i contorni poiché necessita di avere una percezione tattile del suo disegno, di sentirlo con il suo sguardo manuale. Per lavorare ha bisogno di tranquillità assoluta e, quando parte, è completamente dentro all'opera e al suo mondo.. Per questo, in una intervista, egli stesso ha dichiarato:


“Quando disegno il mare mi chiedo se non sia il caso di indossare un giubetto di salvataggio per non affogare”.

Quello che affascina, oltre alla capacità di disegnare, è l'estrema verosimiglianza nel rendere il chiaroscuro e la prospettiva, di cui (essendo cieco dalla nascita) non ha mai avuto esperienza...o per lo meno, non nel senso comunemente inteso.
Ciò lo ha reso (ahimé!) protagonista di uno studio della percezione umana, condotto dallo psicologo John Kennedy dell’università di Toronto, nonché di studi da parte del team neurologico dell'Università di Harvard. Per le loro analisi però, vi rimando al link di YOUng - libera informazione. Per quanto mi riguarda, comprendo la curiosità da parte della scienza, tuttavia mi intristisce vedere come un uomo che cerca di esprimersi, di vedere e far vedere quello che sente, non venga semplicemente ascoltatovissuto, ma immediatamente studiato come un caso clinico. Un po meno analisi e un po più capacità di meravigliarsi non farebbe male all'uomo contemporaneo..

La sua spiegazione, più pura e ingenua ma al contempo molto più umana:

“Non posso essere definito cieco, le mie dita vedono più lontano di tanti occhi!"


Vi lascio semplicemente a un video, in cui potete vederlo mentre dipinge:


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